Di Chiara Strozzieri
Accettare la complessità di un artista come Arturo Avossa, cosi lontano da qualsiasi definizione e soprattutto unico per il tipo di ricerca portata avanti per oltre vent’anni, significa abbandonarsi a una visione completa della sua produzione, spinti dall’ammirazione per un lungo lavoro da autodidatta. Il fatto di non aver avuto una formazione accademica ( breve è stata l’esperienza presso l’Albertina di Torino) è stato un punto di forza per sviluppare un pensiero artistico libero e poliedrico nelle sue applicazioni.
Non esiste un vero e proprio punto di partenza, in quanto le esperienze professionali si sono inanellate nel tempo, concedendo ad Avossa un abilità nell’ambito non solo del disegno, della pittura e della scultura, ma anche dell’oreficeria e dell’incisione. Il suo spirito inquieto si è diretto verso tutte queste forme di conoscenza del proprio valore esistenziale. Da sempre egli segue infatti un percorso guidato da una progettualità superiore, di cui desidera conoscere il senso al di là della precarietà dell’esistenza umana
E’ con la dedizione all’arte che Avossa ha compreso che risposta non c’è e la vita consiste in un continuo interrogarsi, quando l’energia dello spirito ha nell’uomo il potere di autorigenerarsi proprio grazie al continuo ricercare, domandare, desiderare. La certezza è il miraggio della perfezione, fine ultimo di tutto il suo lavoro.
Da qui nasce l’amore per il gioiello, che diventa simbolo di personalità, manufatto che può oggettivare l’essenza di una persona, rilasciando un’immagine di questa. E dall’ oreficeria alla stampa il passo è breve, perché ad accomunarle è la preziosità della tecnica dell’incisione a bulino, che permette di instaurare un rapporto profondo con la materia: senza intervento di acidi è la sola forza manuale dell’artista a determinare la profondità del segno e la conditio sine qua non è un’estrema precisione che non ammette errori. E’ un momento di crescita fondamentale per Avossa, che può impiegare la sua energia incontenibile in qualcosa di razionale,eppure altamente creativo.
Il suo estro si svincola dalle regole quando piccole lastre metalliche prendono la forma di delicatissime sculture, che costituiscono un’intera umanità fragile, fatta di personaggi eretti da gambe sottilissime, madri legate ai propri figli da braccia filiformi, guerrieri dalle ari innocue .
Si tratta di un cambiamento nel percorso dell’artista che inizia a mettere seriamente in campo le emozioni accettando che le proprie vicende personali si trasformino in humus fertile per l’immaginazione e l’espressione di una forza interiore che sarebbe dannoso reprimere e miracolosamente invece dà vita a nove opere d’arte.
In scultura il metallo lascia posto alla creta, malleabile materia da cui sembrano sorgere spontaneamente scene toccanti di vita: il disegno conduce alla pittura in una nuova scoperta di libertà espressiva. L’idea esistenzialista che aveva mosso Avossa a compiere i primi passi nel mondo dell’arte trova uno sbocco viale nella pratica quotidiana del dipingere, che si accompagna a una riflessione originale: l’ artista trova la propria dimensione nella valutazione del fattore tempo e nella sua oggettivazione nel lavoro pittorico.
Durante la fase creativa di un opera l’idea, prima di essere riportata sulla superficie piana, salta alla mente come una verità che appartiene solo all’artista, frutto di una sovrapposizione di ricordi, suggestioni momentanee e prospettive. Questo comporta una fusione ideale tra passato, presente e futuro, che anticipa la realizzazione di dipinti scomposti, i cui frammenti appartengono a flasch spazio-temporali diversi. Di fatto nessun soggetto può definirsi preso dalla memoria, né del tutto costruito nel presente: la verità è che si tratta del risultato estetico di un pensiero elaborato e non condizionato dal tempo.
Il dipinto che ha costituito per Arturo Avossa questa scoperta ha il titolo indicativo Sicurezza del passato proiettato nel futuro è la prova che l’autore abbia fatto una riflessione sull’unione dei momenti differenti sta nel fatto che il passato non segue l’ordinaria direzione dello sguardo da sinistra verso destra, ma resta cristallizzato nella parte destra del foglio, anticipato da un futuro cromaticamente ricco. Il lavoro sul frammento come fermo immagine scollato completamente dal fattore temporale è stato avviato dall’artista, grazie alla seria intenzione di affrontare un enigma intimamente sentito. E’ un riferimento per guardare indietro a tutto il lavoro compiuto finora e vivere pienamente un nuovo slancio che porterà a nuovi, grandi e anche estetici interrogativi.